lunedì 16 febbraio 2009

...Danzatrici evanescenti...








Vennero, lievi fiori, figurine d’oro,
fanciulle sottili e sì vaghe,
cui una tenue luna
si frange: ora in fuga
melodiosa védile alla selva
illuminata. D’iris e di malva
e di rose notturne son le grazie
schiuse di notte ai loro balli. Quanti
velati effluvi quelle dita d’oro
dispensano!
Si sfoglia il dolce azzurro
nel bosco morto,
un’esile acqua splende
appena, di rugiade antiche il pallido
tesoro, il cui silenzio in fiore sale:
ancora in fuga
melodiosa védile alla selva
illuminata.
Mani hanno gentili
per i calici amati, poca luna
sulle pie bocche; le braccia leggiadre
con assopiti gesti, sotto i mirti
amici, fulvi legami e carezze
disciolgono... Ma alcune, prigioniere
meno del ritmo e di remote arpe,
vanno con un sottile
passo al lago sepolto
a ber dai gigli l’acqua
fragile dove dorme il puro oblio.
(Paul Valery)

Ringrazio Alberto Mori per avermi fatto conoscere questa poesia.

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