mercoledì 31 ottobre 2007

Nuova luce


Dolci declivi si distendono di fronte agli occhi di una donna in cerca di verità.
Un alito di vento le accarezza il volto ed ella ritrova la quiete, la pace dei sensi.
Una luce calda, soffusa, dorata le dona attimi di intensa gioia; lo sguardo si allontana così dalle piccole e futili sconfitte quotidiane per spaziare verso altri orizzonti, verso lidi sconosciuti, verso sensazioni inebrianti...
Anelare a spazi infiniti, immergersi in sovraumani silenzi, calarsi nella straordinaria bellezza della natura...questo le infonde un brivido e un ritrovato senso di armonia con se stessa, con il proprio mondo interiore...e tutto ricomincia ad avere un senso, tutto ricomincia a fluire...

domenica 28 ottobre 2007

...Notte d'autunno...

Notte buia, silenziosa, cullata da un tiepido vento d'autunno.
Nubi soffuse attraversano lentamente il cielo stellato.
Fasci d' argentea luce si specchiano sulla superficie acquea.
Un uomo solitario, immerso nel paesaggio lunare,
respira il profumo del mare e piano piano ritorna a sognare.
Frency

Narciso

"C'era una fonte senza un filo di fango, dalle acque argentate e trasparenti, a cui mai si erano accostati pastori o caprette portate al pascolo o altro bestiame, che mai era stato agitato da un uccello o da un animale selvatico o da un ramo caduto da un albero. Tutt'intorno c'era erba, rigogliosa per la vicinanza dell'acqua, e una selva che mai avrebbe permesso a quel luogo di essere intiepidito dal sole. Qui il fanciullo spossato dalle fatiche della caccia e della calura, si getta bocconi, attratto dalla bellezza del luogo e della fonte, ma mentre cerca di sedare la sete, un'altra sete gli cresce: mentre beve, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in un amore che non ha corpo. Attonito fissa se stesso e senza riuscire a staccare lo sguardo rimane immobile come una statua scolpita in marmo di Paro.
Disteso a terra contempla le due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni di Bacco, degni anche di Apollo, e le guance impuberi e il collo d'avorio e la gemma della bocca e il rosa soffuso sul candore di neve, e ammira tutto ciò che fa di lui un essere meraviglioso. Desidera senza saperlo se stesso; elogia, ma è lui l'elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde."
Dalle Metamorfosi di Ovidio

mercoledì 24 ottobre 2007

Amor ch'a nullo amato amar perdona


Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancillotto come amor lo strinse
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Inferno, Canto V, vv. 127-138

lunedì 22 ottobre 2007

Dentro e fuori


"Niente è fuori, niente è dentro, perchè quel che è fuori è dentro".
H. Hesse
Il racconto narra la storia di due amici: Friedrich, un tipo intellettuale che crede fermamente nella scienza ed Erwin, un personaggio semplice che crede nella magia, nella purezza dei rapporti.
" Un giorno Friedrich giunse in casa di un amico, insieme al quale in passato aveva condotto alcuni studi. Poi si erano allontanati, senza litigare, in preda ad un intimo dissidio e adesso dopo molto tempo si trovavano l'uno di fronte all'altro, e Friedrich aveva l'impressione che nel frattempo la piccola frattura di allora, si fosse enormemente allargata. Tra lui e Erwin mancava una cosa che c'era sempre stata, una corrente di comunione, di comprensione immedita, addirittura di simpatia. C'era invece il vuoto, il baratro, l'ignoto."
Friedrich d'improvviso scorse nello studio un foglio di carta e ricordò con commozione che l'amico spesso soleva scrivere versi di poesie, pensieri filosofici su pezzi di carta e li appendeva alle pareti con un ago per averli costantemente sotto gli occhi. Su quel foglio appeso vi era scritto"Niente è fuori, niente è dentro, perchè quel che è fuori è dentro".
Erwin spiegò a Friedrich che quella massima costituiva l'introduzione alla teoria della conoscenza chiamata magia; questi aggrottando la fronte rimase indignato.
Erwin allora gli disse "lascia che ti faccia un esempio!Portati via qualcosa di mio, un oggetto qualunque, e ogni tanto osservalo un po': la massima di dentro e di fuori ti mostrerà presto uno dei suoi tanti significati". Afferrò una statuetta d'argilla smaltata e la consegno all'amico, dicendogli addio:" Prendila: è il mio dono d'addio. Se l'oggetto che ti metto in mano smetterà di essere fuori di te per essere dentro di te, allora torna da me. Ma se rimarrà sempre fuori di te, com'è adesso, allora anche l'addio che ci diciamo adesso sia definitivo". Erwin pronunciò la parola addio in modo da non lasciare spazio ad altre parole. Nel frattempo Friedrich tornò a casa e posizionò l'oggetto su uno scaffale, esso lo disturbava terribilmente. Poi andò in viaggio e al suo ritorno, qualche mese dopo, non trovò più l'oggetto tanto odiato..."proprio adesso la sua mancanza cominciava a tormentarlo!Sì, gli mancava:ogni qualvolta attraversava quella stanza, non vedeva in quel punto nient'altro che un vuoto, e quel vuoto si propagava a tutta la stanza.".
Per Frederich iniziarono giorni e notti di tormento, quell'idolo non gli dava tregua..."quello che è fuori è dentro", ricordò la frase e sentendosi attraversato da una corrente di ghiaccio e fuoco, corse a casa di Erwin. Egli lo stava aspettando...e con parole fraterne rassicurò l'amico:"...hai sperimentato che il fuori può diventare dentro[...] Vedi questa è magia: scambiare dentro e fuori, non perchè costretti come hai fatto tu, ma liberamente e volontariamente. Evoca il passato, evoca il futuro: sono entrambi in te! Sei stato fino ad oggi schiavo di quanto è dentro di te. Impara ada esserne padrone: questa è la magia".

domenica 21 ottobre 2007

Incontri

"Durante un'ora di viaggio in treno abbiamo dunque osservato due giovani di media cultura del nostro tempo. Si sono scambiati saluti e opinioni, hanno annuito e hanno scosso la testa, hanno fatto mille piccole cose, gesti, movimenti, operazioni, ma a nessuno di questi era partecipe l'anima, nemmeno a una parola, a uno sguardo: tutto era maschera, tutto era meccanica, tutto, tranne lo sguardo perduto oltre il finestrino che contemplava il bosco nell'azzurra lontananza, e quel rapido, goffo tastare la valigia di cuoio. E allora pensiamo: anime timorose verrete mai alla luce?"
Tratto da Sull'anima di H. Hesse

Anima

G. De Chirico, Melanconia.

"Interroga la tua anima! Interrogala su cosa significhi il futuro, su cosa significhi amore!"


















G. De Chirico, Melanconia di un uomo politico.


"Che ti giova conquistare il mondo se arrechi danno alla tua anima?"
"La tua anima non ti accuserà di non esserti interessato a sufficienza di politica, di aver lavorato troppo poco, di non aver abbastanza odiato i tuoi nemici o di non aver rafforzato a sufficienza i confini. Ma forse ti accuserà di aver avuto troppo spesso paura delle sue richieste e di essere fuggito di fronte ad esse, di non aver avuto mai tempo da dedicare a lei, alla tua creatura più giovane e bella e di non aver giocato con lei, non aver ascoltato il suo canto, di averla venduta spesso per denaro e tradita per averne vantaggi...
Diventerai nervoso, odierai la vita se non ti curerai di me - così parla la tua anima - rimarrai e morirai così se non ti rivolgerai a me con nuovo amore e attenzione."
H. Hesse

...La lettera...

...Su quel foglio di carta ingiallito, forse una vecchia lettera dimenticata, trovò brandelli di felicità, li lesse lentamente ed un sorriso si dischiuse sulle sue labbra...

Felicità.

Fin quando dai la caccia alla felicità,

non sei maturo per essere felice,

anche se quello che più ami è già tuo.

Fin quando ti lamenti del perduto

ed hai solo mete e nessuna quiete,

non conosci ancora cos'è pace.

Solo quando rinunci ad ogni desiderio

e non conosci nè meta nè brama

e non chiami per nome la felicità,

allora le onde dell'accadere non ti raggiungono più

e il tuo cuore e la tua anima hanno la pace.

Tratto da Sull'anima di H. Hesse

venerdì 19 ottobre 2007

Orfeo ed Euridice


"Si avviarono attraverso muti silenzi per un sentiero in salita, ripido, buio, immerso in una fitta e fosca nebbia. E ormai non erano lontani dalla superficie, quando nel timore che lei scomparisse, e bramoso di rivederla, egli pieno d'amore si voltò. E subito ella riscivolò indietro, e tenendo le braccia cercò convulsamente di aggrapparsi a lui e di essere riafferrata, ma null'altro strinse che l'aria sfuggente. E già di nuovo morendo non ebbe parole di rimprovero per il marito e gli disse per l'ultima volta addio, un addio che a stento giunse alle sue orecchie. E rifluì di nuovo nell'abisso".
Dalle Metamorfosi di Ovidio.

Apollo e Dafne

"L'inseguitore però, aiutato dalle ali dell'amore, corre di più e non dà tregua ed è alle spalle della fuggitiva, ansimando sui capelli sparsi sul collo. Stremata alla fine ella impallidisce, e vinta dalla fatica di quella corsa disperata, si rivolge alle acque del fiume Peneo [...].
Ha appena finito questa preghiera, che un pesante torpore le pervade le membra, il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima così veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza.
Anche così Febo la ama, e poggiata la mano sul tronco sente il petto trepidare ancora sotto la corteccia fresca, e stringe fra le sue braccia i rami, come fossero membra, e bacia il legno, ma il legno si sottrae ai suoi baci. E allora dice: "poichè non puoi essere mia moglie, sarai almeno il mio albero. O alloro, sempre io ti porterò sulla mia chioma, sulla mia cetra. sulla mia faretra..."
Tratto dalle Metamorfosi di Ovidio


martedì 16 ottobre 2007

...Baci...


... Baci appassionati, baci avvolgenti, baci ingannevoli, baci travolgenti ...

domenica 14 ottobre 2007

...Flora...


Leggiadra la fanciulla avanza,
e sembra tessere una lieve danza...
Con passo cadenzato volge le eburnee spalle...
il piede è sospeso,
la nuca è scoperta.
Morbida ricade la fluttuante veste
e si accorda armoniosamente con la lieve danza...
La cornucopia accoglie i piccoli fiori
colti dalla serica mano...
... E lo spettatore rimane lì,
a contemplare la lieve danza,
ad assistere al dolce rito
a cercare di scorgere
un volto ... uno sguardo
inafferrabile.
Frency

...Sguardi...



...Volti in attesa, profili che sfuggono, sguardi silenti, occhi che cercano...

...Sensazioni...


"Il riflesso dell'illuminazione bolliva sopra la piazza in una nebbia colorata. Il campanile di San Marco, come un razzo di marmo rosso, pareva scolpito nella nebbia rosa che fino a metà avvolgeva la sua cima. [...] Quel limite della piazza sembrava un regno subacqueo."
Boris Pasternak

...Descrizioni preziose...

"San Marco è davanti ... strano e misterioso edificio, squisito e barbaro, immenso forziere di ricchezze, chiesa di pirati, fatta di pezzi rubati o conquistati a tutte le civiltà ... un sogno orientale pietrificato dalla magia di un incantesimo, una chiesa moresca o una moschea cristiana innalzata da un califfo convertito."
"Una caverna d'oro incrostata di pietre preziose, splendida e oscura, a volte sfavillante e misteriosa."
Thèophile Gautier

venerdì 12 ottobre 2007

La vita è una commedia? Osserva le opere di Giandomenico Tiepolo...





" La vita non è un sogno, bensì una commedia che recitiamo a caso perdendo a volte il filo e il senso del discorso. Quello che diciamo somiglia ad una storia che raccontiamo senza esserne convinti".

Romano Battaglia

mercoledì 10 ottobre 2007

... Specchi d'acqua...


" Per sempre camminerò su questi lidi,
tra la sabbia e la spuma,
l'alta marea cancellerà le mie orme,
e il vento soffierà via la spuma,
ma il mare e la spiaggia dureranno
per sempre."
Gibran


"Lì con la mia barchetta a remi ho solcato quel mare di un azzurro denso come metallo fuso, e ho imparato a conoscere ogni approdo e ogni insenatura, ho camminato sui sassi delle piccole spiagge roventi, ho esplorato i fondali di roccia bianca costellata di ricci neri, viola e rosa, lì mi apparve come un portento l'adamantina trasparenza delle acque."
Raffaele La Capria

martedì 9 ottobre 2007

... Tramonti affocati...




"La giornata di luglio, di quel luglio meridionale, declinava rosseggiando: le montagne emergevano con le cime rosee dall'azzurro vapore dell'estate, le messi pesanti cuocevano nell'afa dei campi, turgido si levava l'alto abbondante mais, molti campi di mais erano già stati falciati; nell' odore di polvere della strada maestra, tiepido, denso, farinoso si mischiavano, con sfatta dolcezza, i profumi fioriti dei campi e dei giardini."
H. Hesse

... Arcani sentieri ...



"Al mattino, quando usciva di casa dopo essere tornato dal sonno e dal sogno e da mondi ignoti, il giardino era lì e lo aspettava, sempre uguale e sempre nuovo, e dove ieri la dura punta azzurra di un calice spuntava strettamente arrotolata dal suo guscio verde, oggi un giovane petalo pendeva sottile e azzurro come l'aria... e laggiù in fondo, dov'era ancora impegnato in una lotta silenziosa col suo involucro, già si intuivano fini pianticelle gialle, una strada dalle luminose venature e il remoto, profumato abisso di un'anima. Forse già a mezzogiorno, forse a sera era tutto aperto, inarcava un'azzurra tenda serica sul fantastico bosco dorato, e dal magico abisso alitava i suoi primi sogni, pensieri e canti."
H. Hesse

sabato 6 ottobre 2007

Magia di terre intuite, di sapori e profumi speziati...

Ippolito Caffi, Il Cairo.

Ippolito Caffi, Il vento Simum nel deserto.

Ippolito Caffi, Gerusalemme: Moschea di Omar.

Caffi, artista-reporter, nei suoi numerosi viaggi tra Oriente e Occidente, redige una specie di resoconto, di diario di bordo che si forma lentamente, tappa dopo tappa, annotando su taccuini, fogli e piccole tele esperienze, sensazioni, intuizioni. Nelle sue “pagine” ritrae uomini, donne, animali, folle delineate con costumi e atteggiamenti specifici, in cui si denota la sua volontà di indagare e approfondire il genere umano nelle sue sfumature, in quell’essere così vario e multietnico.
Il Grand Tour del Bellunese si irradia da Belluno, a Venezia, Roma, Napoli, Atene, il Cairo, poi verso ovest fino a Nizza, Parigi, Genova, Torino, un tour che è sì influenzato dal culto dell’antico, dalla riscoperta del patrimonio classico ed egizio, ma è soprattutto – come afferma G. Romanelli – un viaggio dentro la storia, un itinerario antico che lega da sempre il mondo occidentale e quello orientale, un’asse tra Venezia e l’Oriente, un collegamento foriero di nuovi incontri e arricchimenti culturali.



venerdì 5 ottobre 2007

Caffi e l'estasi dell'ignoto


“ E su, e su, e su, eccomi ad un tratto in istato di cominciare a godere lo spettacolo indescrivibile della terra sottoposta e provare arcane delizie di un’estasi ignota. All’intorno un’ aere incircoscritto! Di sotto valli, monti, fiumi, mare che a mano amano decrescevano di proporzioni e parevano province di pigmei. Che sensazioni di estasi artistica sempre nuova!”.
di Ippolito Caffi

giovedì 4 ottobre 2007

L'attesa

"Klimt fonde in quest'opera spunti formali dall’antico Egitto, da Bisanzio, dal Giappone, raccontando un’esile quanto fascinosa “favola bella”: tra i racemi dorati dell'albero della vita una fanciulla attende l’amato, cui infine si ricongiunge appassionatamente. Nelle figure del Fregio Stoclet vi è il contrasto, tipico del “periodo d’oro” di Klimt, tra il trattamento naturalistico dei volti e delle braccia e l’astratto appiattimento decorativo delle vesti. "

Il connubio di due anime


"Nel Bacio (1907-1908), contemporaneo al Fregio, ciò che si percepisce è invece l'unicità di sensazione. Quasi che l'artista abbia voluto immortalare l'attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide aurea in cui i due amanti sono racchiusi, in un anelito di pura sensualità ed ascesi mistica.
Nel Bacio si esprime
la visione di abbandono e dedizione della donna nei confronti dell'uomo, uomo rappresentato proteso in avanti, in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti di chi si abbandona totalmente a lui: l'accento in questo caso si pone, quasi un'eccezione nel panorama della produzione klimtiana, sul connubio ideale, spirituale e fisico, delle due figure. Particolari espressivi quali l'estrema definizione delle mani maschili, nodose e affusolate al contempo, a contrasto con il nitore della diafana pelle della giovane innamorata, attribuiscono all'uomo una identità di approdo, di porto sicuro in cui potersi abbandonare, languidamente espresso dallo stato estatico della donna, finalmente libera di esprimersi nella sua fragilità femminile, con una mano morbidamente appoggiata sulla nuca maschile e l'altra in cerca di un tenero sostegno come in una carezza, rimettendosi a lui interamente. Non più quindi donna conturbante e solitaria, arbitro unico del mondo maschile in un gioco di rimandi e ammiccamenti erotici, ma dualità di principi vitali che si fondono, in un reciproco scambio di sensi e amore infinito, fissato nell'attimo di compenetrazione spirituale attuata dall'atto del dare e del ricevere. Rapiti in estasi estatica, gli amanti spiccano al centro della tela con tutta la forza espressiva del decorativismo simbolico ed allegorico di Klimt, in uno stile bidimensionale in cui lo sfondo altro non sembra che il riverbero del fulgore dell'oro dei corpi che, insieme, cinge e accoglie il momento estatico dell'Amore. Neppure il prato fiorito, con la sua vivace policromia, riesce a catturare lo sguardo. Questo è rapito dal gesto stesso e dal biancore della donna: ancora una volta protagonista, ma completa solo in quanto appagata dall'amore di colui che ama, a cui concede i suoi sensi, sentimenti, emozioni, in un abbandono totale ed incondizionato. E' ancora una volta la donna, dunque, a trasmettere la pienezza interiore più intensa, punto di partenza e di arrivo di sensazioni che in lei prendono forma e trovano la strada d'esprimersi: amore e morte, voluttà ed innocenza, salvezza e perdizione. La netta separazione dei due sessi, evidenziata dal codice simbolico di elementi geometrici quadrati e spigolosi per l'uomo e di forme circolari e spiraliformi per la donna, trova la sua trascendenza nell'aura che circonda entrambe le figure, incarnazione dei due principi vitali a cui sembra far eco la cascata di triangoli d'oro, appendici e radici di vita, congiuntamente allo sfondo che, in una sorta di 'pendant' simmetrico, nasconde, con un sapiente gioco di trasparenze ed affioramenti, le stesse forme geometriche e sinuose dei due amanti. Superamento, dunque, della conflittualità espressa nelle altre opere, in un crescendo di unione spirituale che si traduce in una purezza ideale, racchiusa in un'aura mistico-erotica in cui l'erotismo si percepisce in modo etereo ed impalpabile, forza vitale che si genera dall'unione dei due amanti.
Klimt, nel Bacio, è così riuscito nel difficile, se non impossibile tentativo, di fermare l'attimo di compenetrazione totale, di 'sympatheia' dell'amore, fissando in una dimensione a-temporale ed a-spaziale quel gesto di respiro cosmico che vive di per sé, incarnato nell'intreccio degli amanti. Irreale e reale al tempo stesso, il Bacio immerge lo spettatore in un mondo onirico di non-tempo, unica realtà spazio-temporale in cui trovano modo di esprimersi i sensi primordiali e le pulsioni vitali. Il fascino del quadro risiede nell'impossibilità di compenetrazione in tale perfetta, simbolica, eterna unione, nell'inafferrabilità di quel vago che l'avvolge, di cui si percepisce l'essenza ma non la sostanza, nell'ineffabilità ed indefinibilità di quell'atmosfera da subire. Mondo onirico, dunque, dove cessano i contatti con l'esterno ed in cui il non-tempo scaturisce dalla fissità del gesto incastonato tra preziosismi bizantineggianti, assolutezza stellare dello sfondo, astrattezza coloristica delle vesti, in un'atmosfera di totale estraniazione dal mondo."

di Claudia Tilloca