domenica 28 ottobre 2007

Narciso

"C'era una fonte senza un filo di fango, dalle acque argentate e trasparenti, a cui mai si erano accostati pastori o caprette portate al pascolo o altro bestiame, che mai era stato agitato da un uccello o da un animale selvatico o da un ramo caduto da un albero. Tutt'intorno c'era erba, rigogliosa per la vicinanza dell'acqua, e una selva che mai avrebbe permesso a quel luogo di essere intiepidito dal sole. Qui il fanciullo spossato dalle fatiche della caccia e della calura, si getta bocconi, attratto dalla bellezza del luogo e della fonte, ma mentre cerca di sedare la sete, un'altra sete gli cresce: mentre beve, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in un amore che non ha corpo. Attonito fissa se stesso e senza riuscire a staccare lo sguardo rimane immobile come una statua scolpita in marmo di Paro.
Disteso a terra contempla le due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni di Bacco, degni anche di Apollo, e le guance impuberi e il collo d'avorio e la gemma della bocca e il rosa soffuso sul candore di neve, e ammira tutto ciò che fa di lui un essere meraviglioso. Desidera senza saperlo se stesso; elogia, ma è lui l'elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde."
Dalle Metamorfosi di Ovidio

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bell'issima quest'opera del mio adorato Caravaggio!
Flo